Ethan Hunt e la sua squadra, dopo aver sventato la minaccia del Sindacato, si trovano a fronteggiare un nemico ancora più pericoloso: Gli Apostoli, un gruppo di fanatici del Sindacato sfuggiti alla cattura, che vogliono creare delle bombe nucleari sfruttando del plutonio trafugato. A complicare le cose ci sono i soliti affetti di famiglia in pericolo ed il fatto che un agente nemico si è infiltrato nella CIA…

I primi sentori si erano avuti ai tempi di Protocollo Fantasma, ed erano stati confermati da Rogue Nation. Fallout vidima il tutto con lode e bacio accademico: quello di Mission: Impossible è l’unico franchise recente (o in assoluto?) che migliora col tempo. Christopher McQuarrie, già regista e sceneggiatore di Rogue Nation (nonchè premio Oscar per lo script de I Soliti Sospetti), si conferma il più bondiano dei registi in circolazione e firma un’opera maestosa e spettacolare, ricca di sequenze mozzafiato, capaci di esaltare il carisma e l’atletismo di Tom Cruise, condendo il tutto con un’adeguata dose di ironia, che stempera spesso i momenti più concitati, senza mai risultare fine a sè stessa.

Mission: Impossible – Fallout conferma la bontà e l’efficacia del sodalizio tra l’attore ed il regista/scenggiatore, che zitti zitti hanno girato assieme una mezza dozzina di pellicole (tra cui, va detto, anche l’osceno The Mummy dello scorso anno, nato & morto sotto una cattiva stella), sempre più convincenti mano a mano che passano gli anni. Anche stavolta è Cruise a tenersi sulle spalle tutto il film, ma lo script riesce a far emergere tutti gli altri personaggi, compresi gli altri membri del team, ben oltre il livello della semplice comparsata. In questo senso Mission: Impossible – Fallout appare ancora più coeso degli ultimi, ottimi, capitoli.

Il fulcro del film però, sono le sequenze d’azione, mai così “analogiche” e quasi anacronistiche nell’era degli effetti speciali, del motion capture e delle altre risorse tecnologiche messe in campo dal Marvel Cinematic Universe & affini. Strade diverse, obiettivi comuni: coinvolgere ed emozionare il pubblico. Stavolta, specie in alcuni moment, si è così addentro all’azione che si fa fatica a pensare che a girare attorno a Cruise e compagnia ci sia un team di tecnici con una cinepresa: l’inseguimento in auto/moto/piedi a Parigi e il duello tra elicotteri finale, settano nuovi parametri quanto a spettacolarità e realismo, col povero Cruise sbatacchiato in ogni dove e resistente ad ogni colpo o ferita (o quasi! La sequenza in cui l’attore si fece male per davvero durante le riprese del film è stata cinicamente e giustamente mantenuta, come una sorta di “memento mori” per il futuro).

Christopher McQuarrie si scopre poi anche citazionista e pesca praticamente da ogni altro episodio dei particolari o delle microsequenze che blandiranno la memoria cinematografica degli appassionati (una in particolare, verso la fine del film, che ripropone a distanza di anni una identica che apriva uno dei primi episodi…). Tutto funziona a meraviglia, insomma: il resto del cast fa la sua parte, la new entry Henry Cavill (baffuto! e sappiamo il perchè…) regge abbastanza bene il confronto con la superstar e alla fine si esce soddisfatti, desiderosi di un nuovo capitolo.

In un epoca di action movie fotocopia, pasticciati, ridondanti e rumorosi, Mission: Impossible – Fallout brilla come piacevole eccezione, andando a pareggiare i conti con Skyfall, forse unico altro esponente capace di far fare al proprio franchise un evidente salto in avanti in termini qualitativi. Riuscire a non far annoiare lo spettatore con un film che dura 2 ore e mezzo, di questi tempi, è quasi impossibile, ma (anche) stavolta Cruise e compagnia hanno portato a termine brillantemente la propria missione.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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